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Materia

L’indagine sulle forme dell’astrazione si associa in alcune artiste al confronto con i materiali, sia esso il pigmento come nelle grandi tele stese al sole di Renata Boero, che nell’ambito della scultura con materiali dalla tradizione o più moderni come l’acciaio, i materiali tessili, o gli assemblaggi di materiali trovati. Le poetiche delle artiste raccolte in questa sezione sono diverse e molto articolate, ma tutte accomunate innanzitutto da una comune matrice storica, che è quella costruttivista. Le forme astratte delle loro opere nascono infatti dall’uso di materiali inconsueti per l’arte tradizionale e spesso “prelevati” da contesti extra artistici. Le forme delle loro opere inoltre derivano dalla natura stessa dei materiali (rigidi o flessibili, morbidi o duri, colorati o monocromi). In questo senso tali opere, realizzate, appunto con materie e materiali che hanno un forte impatto visivo e spaziale, hanno in sé anche una decisa componente concettuale, come è proprio, del resto di molta arte realizzata dopo gli anni Sessanta. Così, ad esempio, la piegatura del Cronogramma di Boero, che ricorda il gesto antropologico delle donne nell’ambiente domestico, dialoga idealmente anche con le opere tessili astratte di Maria Lai, che alludono alla relazione tra donne nel lavoro della tessitura, come anche gli arazzi di Luisa Albertini. Ma la piegatura è presente anche nel lavoro di Mirella Saluzzo, che, come nella pratica dell’origami, piega le forme flessibili dell’acciaio. I materiali trovati, con cui sono costruiti gli oggetti, assumono nuova vita e forme astratte nelle sculture di Gabriella Benedini e di Marion Baruch, che portano nel lavoro anche temi legati alla sostenibilità e alla rigenerazione.