Giuseppe Terragni, Monumento ai Caduti, viale Puecher, 1931-33
All’inizio degli anni Trenta Marinetti propone come Monumento ai Caduti una torre faro di Sant’Elia; lo schizzo dell’architetto futurista viene sviluppato da Prampolini. La direzione lavori viene affidata allo Studio Terragni. Giuseppe Terragni aveva espresso la sua intenzione di non toccare all’esterno il progetto di Sant’Elia; mentre per l’interno egli godeva di ampia discrezione su come articolare gli spazi. L’esterno dell’edificio presenta una complessa struttura in cemento armato, sulla quale sono posti i possenti blocchi di pietra del Carso, a memoria dei luoghi dove si era combattuto. L’imponente torre bifrontale si innalza su di un massiccio basamento al quale si accede attraverso due scalinate opposte che conducono al livello degli ingressi, da qui si può ridiscendere verso il lago oppure entrare nel Sacrario, infine attraverso le due scale ovoidali è possibile raggiunge la terrazza sulla sommità. Alla compattezza formale degli esterni, Terragni contrappone l’articolazione degli interni - il sacello ai caduti, la cripta e i passaggi, oltre alle scale e all’ascensore - contraddistinta dallo stesso purismo geometrico dei suoi progetti di tombe. Al centro del monumento un gigantesco monolite di granito ricorda, senza enfasi, i nomi dei Caduti. Nel progetto originale delle drammatiche colonne di vetro blu avrebbero dovuto coronare il tutto.