Giuseppe Terragni, Asilo Sant’Elia, via Alciato 15, 1936-37
L’asilo rientrava in un programma di nuove attrezzature collettive destinate ai quartieri periferici di espansione. Terragni organizza gli ambienti attorno a una corte aperta su un lato attorno alla quale distribuisce le funzioni fondamentali: l’atrio-gioco, il refettorio, le aule, secondo uno schema che si pone in continuità con le contemporanee ricerche sull’edilizia didattica del movimento moderno. In quest’ottica l’architetto ruota l’edificio secondo l’asse di orientamento eliotermico. Sin dall’ingresso a bussola Terragni vuole ottenere un rapporto stretto tra interno ed esterno; domina l’orizzontale, la linea della terra. Si percepisce senza barriere l’intero spazio dell’asilo e del giardino, l’edificio si apre verso l’esterno attraverso le grandi superfici vetrate, che portano aria e luce all’interno dell’edificio. Gli spazi interni invece tendono a confluire gli uni negli altri attraverso le pareti mobili che separano le aule. Anche per l’asilo Sant’Elia, Terragni cura i dettagli fino alla scala degli arredi, derivandoli in parte da quelli della Casa del Fascio. L’analisi della vicenda progettuale dal 1934 al ‘37 mette in luce come sulla base di uno schema fissato all’inizio e mai abbandonato, Terragni inneschi un processo quasi continuo di trasformazione degli elementi costitutivi del progetto, una sorta di metamorfosi progressiva che tende, da un lato, a una semplificazione, cioè alla definizione di un sistema via via più chiaro e rigido di regole - come la maglia regolare dei pilastri, il doppio registro di altezze, la soluzione dei prospetti con la combinazione di tre tipi di aperture (grandi vetrate, finestre a nastro e sottili aperture verticali) - dall’altro alla ricerca di una sempre più raffinata complessità, in un processo di arricchimento dei materiali. Il progetto è infatti continuamente sottoposto alla scomposizione e ricomposizione degli elementi primari secondo nuovi criteri. In tale processo le esigenze funzionali e le limitazioni imposte per ragioni economiche vengono assunte e superate nella creazione di sempre nuove “invenzioni”. Mentre gli elementi caratteristici del linguaggio moderno internazionale (le pareti interamente vetrate, l’indipendenza delle strutture rispetto ai tamponamenti, le finestre a nastro) sono assorbite e reinterpretate in modo originale. Un restauro agli inizi degli anni Ottanta ha riportato l’edificio alle condizioni originarie dopo che numerose manomissioni, nel corso degli anni, ne avevano alterato la leggibilità.